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@lterGeo … Il vino più buono del mondo

Nel 1986 delle partite di vino tagliato con forti quantità di alcool metalinico, causarono 23 morti, danni neurologici  ed in alcuni casi cecità a centinaia di persone.  Avevano  bevuto il  vino delle cantine della  Ciravegna di Narzole  (Cuneo).  Nebbiolo o Barolo a basso costo.  Il vino avvelenato era stato imbottigliato e commercializzato dalla Vincenzo Odore di Incisa Scapaccino (Asti).  In tutto furono una sessantina le aziende coinvolte, secondo la Procura di Milano. Nel 1992 si concluse il processo di primo grado, con condanne a Giovanni e Daniele Ciravegna, rispettivamente di 14 e 4 anni di carcere. A seguito dell’inchiesta, altre bottiglie di vino al metanolo furono rintracciate presso le aziende vinicole di Veronella e Monteforte d’Alpone, in provincia di Verona, e Vicenza.

Queste morti ebbero pesanti ripercussioni anche sul mercato del vino italiano.

L’export italiano in costante cresciuta crollò del 37%  con perdite del mercato pari al 50% in valore assoluto.

Bere male fa male. Bere Metanolo uccide.

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L’Italia in termini assoluti è il primo produttore al mondo per quantità e qualità di vino.   Sono circa 400,000 gli addetti e circa il 4 per cento del Pil e di circa il 13% del fatturato con l’estero

Secondo i dati elaborati da Assoenologi  l’Associazione di categoria la produzione 2015 è stata di 47,6 milioni di ettolitri di vini e mosti,  con un +13% rispetto al 2014 e +4%  rispetto la media decennale.

Per quanto attiene la qualità in Italia”.-  Dice l’associazione – “Le buone riserve idriche accumulate hanno determinato un’interessante ripresa vegetativa, sfociata in una primavera che ha favorito le fasi fenologiche per lasciare poi il posto ad un’estate calda, mitigata però nella seconda metà di agosto, condizioni che hanno sancito un percorso decisamente positivo della maturazione dei grappoli con l’accumulo di sostanze aromatiche e polifenoliche, in particolar modo per i vini ottenuti da uve a bacca rossa che sono state raccolte alla fine di un settembre, un mese decorso in modo perfetto che a memoria non se ne ricordano al pari (addirittura).  L’elaborazione di Assoenologi  ipotizza che la produzione di uva possa oscillare fra i 65 e i 67 milioni di quintali trasformabili con il coefficiente medio del 73%. La produzione, quindi, ritorna nelle medie pluriennali, dopo i forti decrementi del 2014.La qualità c’è tutta, la quantità anche, occorre solo stimolare i consumatori del Mondo a bere italiano.  E su questo fronte sembra che l’Italia sia sulla strada giusta visto che gli ultimi dati elaborati confermano che le vendite all’estero sono cresciute, rispetto allo stesso periodo del 2014, di 6,5% in volume, sia pur calando dell’1,6%  in valore; diminuzione dovuta principalmente alla commercializzazione del vino sfuso”.  Fonte (http://www.assoenologi.it/)

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Il che vuol dire che vendiamo un po’ di meno, ma leggermente più caro, tanto che il valore medio unitario è balzato di un +8,32%.

Quindi un ottimo vino (almeno il 2015 ma con prezzi leggermente più alti a fronte di un blocco delle esportazioni causa sanzioni alla Russia).

La Francia è il paese direttamente concorrente produce più o meno lo stesso quantitativo (47 milioni) ma con un meno  1%  del 2015 dovremmo averla superata . Mentre la Spagna si aggira sui 30 milioni.

Tanto vino quindi J

 

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Ma cosa vuole dire qualità.  In cosa c’è l’essenza della qualità del nostro  vino ?

Come si determina il Migliore vino del mondo È probabile che in questo post non si riesca a dare una singola risposta esaustiva.

Ma incamminiamoci chissà che qualcosa non esca.

Chi determina il valore assoluto del Vino ?  io credo,  il potere e la vanità.

Ovvero , le aste,  quelle  inglesi in particolare che dal 1766 importano e vendono vini di bordeaux riuscendo anche ad imporre ai francesi l’organizzazione delle appelation come origine e  garanzia del prodotto  I  cosidetti Gran Cru o di alto profilo (economico perlomeno).  Dei  Petrus, Romanee Conti (Monopole) i   Saint Emilion,  i Chateau : Lafitte, Latour e Margeaux, buoni per carità. E da qualche anno Gaja (Barbaresco), Sassicaia,  Gallo della Napa valley.

In particolare basta guardare le aste di Christie’s  e Sotheby’s,  che da sole fanno il top di gamma.  Aggiungendoci poi con la globalizzazione dei mercati e le riviste specializzate come la Wine Inspector.

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È dai tempi di Lucio Licinio Lucullo, che nelle tavole dei principi e degli imperatori, si cerchi il prodotto più esclusivo per imporre la propria autorità.  Re e regine si legano ai prodotti alcoolici, Stalin al vino georgiano, Hitler stesso (per quanto astemio) promuoveva il vino della Mosella.  Gianni Agnelli era amante e proprietario del Margaux.  Camillo Benso conte di Cavour del Barbaresco. Einaudi produceva Barolo.

Vino è ricchezza, vino è potere.   Ma ancora non siamo sulla qualità. Se diamo per scontato che il prezzo giustifichi la qualità allora ci siamo.  Il Chateau LaTour di base ha un prezzo tra le 600 (annate non buone) e le 2400 euro a bottiglia (per le annate migliori).  Se si è disposti a spendere quella cifra allora DEVE essere buono.

Da cosa deriva la qualità ?   Dalle uve ?  è uno degli aspetti : uve come Cabernet Sauvignon, Merlot costituiscono la base per il 50% per cento dei grandi vini. Il sapore di cingomma o carammello legnoso è aggiunta alle volte con trucioli e barrique tanto perché il legnoso è una delle caratteristiche dei vini più importanti. (che andrebbero normalmente invecchiati).  Quindi uve buone, e botti,  e  basta.  No !

Servono buoni terreni . Dove cresce la pianta (l’ uva per essere chiari)? Ad esempio  Il  San Lorenzo che è la collina più sfruttata del Barolo. Come il Collio per i friulani e Il Mazzon per L ‘Alto Adige. In quei pochi ettari si concentra il miracolo dei buoni vini.

Uve , terreno e poi ? Pulizia e sistemi di coltivazione attenti alle piogge ,  e poi la cura delle piante …   Pensateci un momento, oltre che un terreno, una pianta, ha bisogno di cure,  ma i suoi frutti avranno anche una lavorazione. È mai possibile che un vino si differenzi dall’altro in maniera così notevole ?

Si e no.   Si  in quanto a diverse condizioni climatiche di terreno di cure in cantina e nei campi il prodotto finale è notevolmente diverso.  No, se pensate che pressando dell’uva lasciandola fermentare e aspettando del tempo in condizioni climatiche ottimali e con pochi accorgimenti il vino sia diverso e altrettanto buono .

È in questo che si scannano gli intenditori o i presunti tali.   Come determinare se un vino è buono o meno,  se ha una qualità migliore di un’altra e a che serve ?  quale metodo di coltivazione e quale metodo di vinificazione sono ottimali e giusti per quella o quell’altra zona ? .  Risposte uniche non c’è n’è.  Se il vino è meno dolce, quindi meno forte di alcool, frizzante o mosso, se non è esattamente quello che ti aspetti è veramente cattivo ? o se usi la chimica per farlo bene, allora è più buono perché assomiglia a quello di Bordeaux ? e se fosse fatto in Cina ?

Ad oggi l’unica verità è il prezzo della Vanità.  Quanto costa è l’unico vero parametro.

Se un vino costa tanto,  è probabilmente buono. Verrà  comprato e LAGGENTE ne parlerà entusiasta.

 

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Chi si allontana da questo parametro è un Darmagi (questa è una citazione per gli appassionati veri ). Un Dannato.   Quindi il sommelier che scopo ha ?

Il critico che a tavola ci decanta i maroni sulle qualità e peculiarità di uno e dell’altro vino dove ci porta?

Al Marketing  o verso la pura dialettica. Se pensate che il vino sia una cosa da mettere a tavola, allora offrite quello che vi piace, al prezzo non badate,  piuttosto spero abbiate una storia da accompagnarci come foste Mario Soldati, che di vino ne capiva poco, ma di storie ne aveva a bizzeffe.

Altrimenti  cercate un produttore vicino casa o in vacanza e magari andateci. Assaggiate, guardate la pulizia della cantina,  i campi coltivati, e il produttore negli occhi. Funziona meglio. Prendetelo da lui il vino e non ditemi che frutto c’è dentro, piuttosto come lo avete conosciuto. Il vino comune della gente normale è  in fondo tutto qui, un viaggio, qualche amico a tavola,

Novemila anni di storia non si fanno alle aste.

Il vino più buono del Mondo Lo bevo domani.

il risotto degli Inferi secondo Dante Alighieri

Salendo verso il lago di Garda si incontra Isola della Scala (dai Scaligeri che ne furono signori) e isola perché circondata dalle paludi bonificate dai veneziani. Qui si incontrano le risaie di Vialone nano veronese, che è un I.g.p. particolare avendo la caratteristica di essere coltivato in aree irrigate con acqua di risorgiva, in pratica la sua area di produzione coincide con l’alto bacino idrografico del fiume Tartaro.

Nel Tartaro venivano collocati anche alcuni grandi colpevoli del mito, quali le Danaidi, Sisifo. Su di esso poggerebbero le radici della terra, del mare e del cielo. Nel Tartaro remoto e tenebroso lo gitterò, voragine profonda (Omero l. 8 v.18-20) e ci mettiamo anche un Virglio (Eneide) che qui vi posta gl’Inferi (Eneide).

In realtà qui è piatto oltremodo tranquillo, pianura e Polesine fiumi e risaie. Non so se è polesine, ma le risaie hanno questa caratteristica di tranquillità che mai ti aspetteresti. Invece Omero scrive : questo lugubre fiume delimita il Tartaro ad occidente, ed ha come tributari l’Acheronte, il Flegetonte, il Cocito, l’Averno ed il Lete. Le ombre che non hanno moneta devono attendere in eterno sulla riva, a meno che non riescano a fuggire ad Ermete, la loro guida e custode, introducendosi nel Tartaro”.

Detto cosi mangiare un riso risulterebbe strano, se ci andate una sera dopo il VinItaly magari vedete anche Cronos che si libera. Ma se arrivate alla locanda di una riseria La risotteria della Melotti di Isola della Scala a 12 km da Verona magari vi mangiate un bel prodotto locale. Qui la famiglia cucina produce e vende riso, vialone nano e non solo. Ma con il riso ci fa anche il resto dalla polenta ai dolci.

I Menotti spiegano: Il Riso Carnaroli si differenzia dal Vialone Nano in quanto il suo chicco si presenta leggermente più lungo e affusolato. In fase di cottura il Riso Carnaroli impiega qualche minuto in più, inoltre risulta molto al dente rispetto al morbido Vialone. E’ poi, diverso è l’assorbimento dei condimenti: leggero per il Carnaroli, maggiore per il Vialone Nano. Il consiglio è dunque quello di usare il Vialone Nano per risotti saporiti a base di sughi di carne e burro, mentre il Carnaroli è più adatto per insalate di Riso e piatti con condimenti più leggeri come verdure e pesce. Per un risotto morbido e cremoso, mantecato e all’onda”
Quando le ombre scendono al Tartaro, il cui ingresso principale si trova in un bosco di pioppi bianchi, presso il fiume Oceano, ciascuna di esse è munita di una moneta, che i parenti le hanno posta sotto la 
lingua. “

Io pago il fio e mangio il riso all’isolana quella che segue è la ricetta originale del Cavaliere Pietro Secchiati l’ideatore della Fiera del Riso appuntamento annuale del comune di Isola della Scala, intorno a settembre isola della scala a Verona.

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La ricetta : Tagliare la carne a dadini, come se fosse un Ragòùt alla Carème (lo chef di Tayllerand) condire con sale e pepe olio d’oliva freschi un rametto di rosmarino. Lasciar riposare per un’ora. Fondere il burro, mettere un rametto di rosmarino, rosolare bene la carne (lombata di maiale e vitello magro). Cuocere a fuoco lento fino a completa cottura della carne indicata togliendo il rosmarino. In una pentola calda preparate un fondo un fondo con burro cipolla, aggiungere il riso, se vi piace pepe in grani, e cuocere per 17-18minuti a fuoco con il brodo di ossa. Aggiungere quindi al riso il condimento fatto in precedenza. Mantecare il risotto all’Isolana con il formaggio profumato alla cannella.

(Grana e una spolverata di cannella presa da stecche – mai in polvere) eccellente ovviamente abbinare un rosso tipo Valpollicella.